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Torno fra un po'

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  • RECENSIONI

    Antonella Ferri esordisce nel mondo narrativo con Torno fra un po', pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Edigiò per la collana Giraffe. "Torno fra un po'" è una breve raccolta di otto racconti dal sapore agrodolce per interrompere la pesante routine quotidiana ed immergersi nel mondo letterario.
    È con questo proposito che l'autrice ci accompagna nel mondo di Malvina, Giovanni, Astolfo, Emma, Poldo e tanti altri personaggi che condividono tutti il filo conduttore delle emozioni, anche per loro c'è un "torno fra un po'", tra poco torneranno alla realtà, ma per ora ci concedono il piacere di condividere con noi lettori i loro pensieri, le loro emozioni e riflessioni, che come sempre nella vita non sempre sono positivi ed allegri.
    L'autrice si destreggia con abilità fra dialoghi ed intense e realistiche descrizioni, saltando da una moderna New York ad i paesini veneti del fascismo con la naturalezza tipica di un autore capace e promettente.

    Personalmente, però, devo ammettere che sono stata "felice" di tornare alla realtà dopo ogni capitolo/racconto, poiché le "pause di lettura" non sempre erano leggere o piacevoli, ma spesso erano descritte con tale maestria ed intensità da farmi quasi soffocare ritrovandomi do colpo nella vita di Malvina, di Emma o di Gaspare, vite come tante ma non per questo facili.

    Grazie alla redazione della casa editrice Edigiò sono entrata in contatto con l'autrice Antonella Ferri e grazie alla sua disponibilità e simpatia ho potuto farle qualche domanda… venite a scoprire con me un po' di più di questa autrice!

    D: Ciao Antonella, grazie per aver partecipato a questa iniziativa di Pensorosa, 
la mia prima domanda è sempre la stessa, ma ogni autrice ha diritto alla 
propria risposta, dunque, come nasce “Torno fra un po'”?

    R: Ciao Flavia, grazie a te per avermi offerto questa interessante iniziativa di Pensorosa. È bello poter avere qui una “stanza per sé”, dove in realtà si incontrano tante persone. 
“Torno fra un po’” nasce dal sogno che coltivo fin da bambina, di scrivere. Un sogno che per tanti anni non ho osato svelare perché mi pareva troppo ambizioso, credo di averlo nascosto perfino a me stessa. Poi, soprattutto nei momenti difficili della vita, mi sono resa conto che scrivendo mi sentivo meglio. Infine, il momento di maggiore attività, l’ho avuto quando mio marito si è trasferito in Francia per lavoro: passavo interminabili giornate da sola in un paese del nord della Francia, oppure in un ufficio della ditta, tra persone gentili ma affaccendate, che forse mi hanno dato la spinta a “fare”. Devo ammettere che tendo ad essere pigra: penso e scrivo molto, ma per me stessa, senza disciplina.

     

    D: Ogni lettore credo che leggendo il tuo libro, elegga il proprio racconto preferito, io credo di essermi affezionata a “Il piede della discordia”, ma è stata un'ardua scelta. Tu a quale racconto sei più legata?
    R: È la prima volta che ci penso. Forse, Una donna eccellente, è quello che trovo più duro, nel senso che procura dolore in persone vicine, è un tradimento plurimo. Io istintivamente tendo a volere proteggere quelle persone che combinano guai, come Emma.
    Poi, dentro c’è Rye, l’Inghilterra, che adoro, e che ho frequentato molto grazie alla mia amica Caroline. È lei che mi ha regalato il libro di Barbara Pym, con quella dedica che ho stravolto nel significato, proprio perché siamo così amiche, che ci possiamo permettere di rielaborare questioni umane, che nella realtà per noi sono assolutamente intoccabili.

    D: Come mai “è nato” o “hai creato” un collegamento non solo emotivo, ma anche di personaggi fra i primi due racconti, ovvero la storia di Malvina e quella di Giovanni? Perchè non scollegarli, come sono scollegati (in apparenza, in base solo all'ambientazione ed ai personaggi) gli altri racconti?
    R: Malvina e Giovanni erano i miei nonni paterni, il mio bisogno di partire dalle radici. Hanno vissuto con me tanti anni e ho ascoltato infinite volte i loro racconti. La vita delle donne del primo novecento, in campagna,  non era facile. Credo che le loro storie mi abbiano trasportata un po’ più in là,verso quelle emozioni che per cultura e pudicizia, tenevano per sé.
    Mio nonno Giovanni ha davvero vissuto l’esperienza che ho descritto, mentre per mia nonna Malvina ho usato anche la fantasia, ma sempre cercando  di adattarla alla sua personalità. E anche Toni il rosso, l'episodio del catafalco, è vero, era un mio lontano parente e antenato, ma il finale l'ho inventato.
    In effetti, ho scollegato i racconti nel tempo e nello spazio, usando stili di scrittura diversi, per diversificare gli esempi dei tenni conduttori di tutti: l'amore per gli animali, presenti in ciascuna storia, e l'ingiustizia sotto varie forme. Per Malvina sono ingiusti i costumi e gli usi locali dell'epoca. La malattia non riconosciuta e derisa, è quella che colpisce Giovanni. L'ingiustizia della religione troppo legata al potere politico, con Toni il rosso. La legge dei prepotenti verso le persone semplici, di Poldo delle fate. L'ingiustizia che diventa quasi razzismo nei confronti del "diverso dal normale", con Il piede della discordia. Il tradimento coniugale e dell'amicizia è un'ingiustizia che si è costretti a subire, come in Una donna eccellente. Anche l'indifferenza per le esigenze di un famigliare a vantaggio delle proprie, è un'ingiustizia. Così come essere abbandonati per la troppa onestà e umiltà, di Caramelle ad uno sconosciuto.

    D: Ho avuto parecchie difficoltà ad interpretare la copertina, mi puoi essere d'aiuto?

    R: La copertina è la foto di una lampada che il mio amico architetto, Marco Mencacci, ha utilizzato per l'arredo di un negozio a San Francisco. Innanzi tutto si tratta di un oggetto un po' enigmatico, che spinge a liberare la fantasia. Per me è semplicemente la luce che separa dal buio, la luce che si accende quando ci allontaniamo: per ritagliarci una pausa di lettura, partire per un viaggio anche solo immaginario, o richiamare un ricordo alla memoria, magari per volare via con un sogno lontano, come San Francisco. Volutamente in bianco e nero, le prime copie sono uscite in verde per un errore di stampa, perché nel momento in cui accendiamo la luce con la lettura, i colori li mettiamo noi. E come dice il titolo, poiché sono racconti, dopo un po' eccoci di ritorno da questo breve viaggio.

    D: Raccontaci di te, sappiamo che sei laureata in lingue e letterature straniere moderne, che hai collaborato come giornalistico importanti testate internazionali, ma di te cosa dovremmo sapere per conoscerti un po' meglio?
    R: Io sono timida e temeraria insieme. In alcuni periodi mi tiro indietro, e sono quelli più lunghi, e in altri mi butto avanti. Ho cominciato con il Messaggero dei Ragazzi e la sorte ha voluto che nel mio paese, Montegrotto Terme, si tenesse un premio importante, "alla qualità della vita", assegnato a varie personalità. Così, grazie alla conoscenza delle lingue, ho potuto intervistare persone come Vanessa Redgrave, Albert Sabin, lo scopritore del vaccino antipolio, Dario Fo, Giulietta Masina. Quindi mi sono proposta ad Avvenimenti e per loro ho incontrato Maria Conti, al Fondo Manoscritti di Pavia, ho intervistato il poeta Zanzotto, e ho incominciato ad occuparmi di linguistica. Grazie a Gianni Riotta, avvicinato alla Fiera del libro di Torino, ho iniziato a collaborare con La Stampa, su argomenti spesso di linguistica, come "la lingua delle donne", o un'intervista a Noam Chomsky, un maestro per chi come me ha fatto studi linguistici. Ma la mia indole poco competitiva mi ha portato naturalmente verso una scelta più appartata: scrivere. Anche se penso di riprendere qualche contatto, mi piace il giornalismo, è bellissimo poter incontrare e ascoltare persone che hanno qualcosa da dire.

    D: Come ti sei avvicinata al mondo editoriale, decidendo di promuovere la tua raccolta di racconti?

    R: Avevo lì questi racconti da tanto tempo e, supportata anche da mio marito, ho contattato un'agenzia letteraria. È stato un percorso lento, che alla fine è approdato ad Edigiò. Una casa editrice che cura la qualità del prodotto, ma che come tutte le piccole case editrici ha problemi di visibilità. Devo dire che è grazie ad Edigiò comunque che ti è arrivato il mio libro, ma non ho mai presentato il libro direttamente, e per quanto la casa editrice sia pronta a spedirlo dove viene richiesto, è difficile che venga richiesto qualcosa che non si conosce.
    L'invio di qualche copia alle varie librerie è insufficiente a divulgarlo.

    D: Ho notato che in pochi hanno questo libro nelle biblioteche di Anobii, come mai? Non è stata fatta un'adeguata campagna pubblicitaria? Come ti sei trovata con la casa editrice Edigiò?
    R: In parte ho già risposto, devo aggiungere che una parte di colpa mi spetta, in quanto non mi sono adoperata per niente con i mezzi di comunicazione online che oggi sono un motore fenomenale, dalle biblioteche ad Anobii, a facebook, ai blogs etc. Quanto prima avrò un mio sito: www.antonellaferri.it

    D: Dopo questo romanzo, hai altri progetti letterari?
    R: Sto scrivendo, sì. Cerco di migliorare la mia disciplina. Un romanzo giallo con uno sguardo alla vita quotidiana di persone prese dai problemi dei nostri giorni. E un romanzo, puzzle, lo definirei, fatto di tanti pezzi diversi che si incastrano per formare un quadro.

    In attesa di vedere in libreria il prossimo romanzo di Antonella Ferri la ringrazio nuovamente ed invito i lettori di Pensorosa a contattarla al suo indirizzo www.antonellaferri.it per ricevere ulteriori informazioni.

    "Torno fra un po'" è acquistabile tramite:

    www.libreriauniversitaria.it
    www.webster.it
    www.edigio.it
    www.ibs.it
    www.unilibro.it
    www.ciao.it



    Flavia Pellegrino
    www.pensorosa.it